sabato 7 marzo 2009

Teatro dell'assurdo in un bar extradimensionale


Fritz Leiber, Il grande tempo (The Big Time, 1958)

Ultimamente sto leggendo numerosi libri, come sempre... ovvero, ne inizio uno, poi in un momento di noia ne inizio un altro, e finisco per leggere mille cose tutte insieme (e se consideriamo che sono un lettore molto pigro e col passare degli anni leggo sempre più lentamente, i miei tempi di lettura si dilatano verso l'infinito). Così, mentre pian piano leggiucchio altri simpatici libretti che prima o poi finiranno su questa pagina, mi soffermo un attimo su un libro letto un paio di mesi fa - un'opera veramente strana e fuori dagli schemi, soprattutto se consideriamo il periodo in cui venne scritta (fine anni '50).
Fritz Leiber (1910-1992) è uno dei Grandi Vecchi della letteratura fantastica americana (insieme, tanto per fare qualche nome, a Jack Vance, Isaac Asimov, Philip J. Farmer...), uno scrittore la cui produzione spazia dalla fantascienza in senso stretto alla fantasy furfantesca (le avventure di Fafhrd e del Grey Mouser), sempre con notevoli tocchi di ironia. Il grande tempo appartiene formalmente alla fantascienza, ma è un romanzo davvero insolito: di fatto è interamente ambientato in un Locale fuori dal tempo e dallo spazio, abitato da un gruppo di personaggi strani e originali, tutti coinvolti in una guerra di proporzioni cosmiche tra due fazioni, i Ragni e i Serpenti. Non è ben chiaro quali siano gli scopi delle due "organizzazioni", ma apparentemente i Ragni (fazione alla quale sono affiliati i nostri eroi) perseguono fini positivi rispetto a quelli dei biechi Serpenti. Certo però che anche i Ragni, subdoli manipolatori del destino umano e della storia, non possono definirsi esattamente dei simpaticoni. Ragni e Serpenti combattono una guerra eterna in tanti luoghi e in tante epoche: il loro conflitto, la Guerra del Cambio, avviene sui campi di battaglia di tutta la storia umana, dall'antica Grecia alle due guerre mondiali; la storia, in questo modo, viene continuamente alterata dai Venti del Cambio provocati dagli interventi delle due fazioni sulla storia della Terra. Non che la Guerra del Cambio si limiti alla Terra e alla razza umana: tra i protagonisti del romanzo compaiono un alieno di un passato remotissimo, così come una specie di satiro proveniente dal lontanissimo futuro. La Guerra del Cambio, dunque, travalica il tempo e lo spazio, fino a raggiungere proporzioni e fini incomprensibili per la mente umana.
I personaggi si muovono all'interno del Locale, una sorta di bar e di clinica allo stesso tempo: in esso i soldati dei Ragni possono riposare e riprendersi psicologicamente nei brevi periodi tra una battaglia e l'altra. Questi soldati, così come il personale del Locale, sono Demoni, ovvero comuni mortali ai quali, in punto di morte, è stata offerta la possibilità di vivere (in eterno?) al servizio dei Ragni in questa realtà extradimensionale. Essi provengono da ogni luogo e da tutte le epoche: tra i protagonisti troviamo un soldato romano, un ufficiale nazista proveniente da una linea temporale in cui l'Asse ha trionfato (una possibile ispirazione per Dick?), un poeta e tenente inglese morto durante la prima guerra mondiale, un intellettuale elisabettiano, uno scienziato russo e così via. La voce narrante è quella di Greta Forzane, una giovane donna che lavora nel Locale come entraineuse. Greta è anche l'amante del nazista Erich von Hohenwald, di cui spesso non condivide il modo di fare diretto e brutale. Erich è fin da subito ai ferri corti col poeta Bruce Marchant, il quale rifiuta di obbedire al volere dei Ragni e cerca quelle risposte che, in fondo, tutti i personaggi vorrebbero ottenere. Qual è poi il senso di questo eterno conflitto? La risposta, ovviamente, non viene data dall'autore: forse è veramente al di là della comprensione della razza umana, incluso lo stesso Leiber.
Il romanzo è relativamente breve ed è strutturato in maniera molto simile ad un'opera teatrale: all'inizio del libro troviamo subito il "cast" con indicati i rispettivi ruoli nella storia; inoltre l'intera vicenda si svolge nel Locale, uno spazio chiuso e limitato, quasi paradossalmente in opposizione ai mostruosi scenari cosmici evocati dalle parole dei personaggi. In questo senso il romanzo è relativamente facile da adattare per il teatro, esperimento già tentato da molti con successo. In fondo sembra quasi di leggere un'opera di Beckett: un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, personaggi assurdi, una vicenda incomprensibile... Il romanzo, visti i temi trattati, potrebbe apparire pesante e quasi angosciante, eppure Leiber usa la sua solita ironia per rendere leggera la lettura del suo libro. Diciamo che il miele dell'ironia rende meno amaro l'assenzio della lotta cosmica che tutto include e tutto divora. Ne Il grande tempo il concetto di viaggio temporale viene portato alle estreme conseguenze, cosicché la Storia stessa non è più qualcosa di certo e di immutabile. In effetti è come se il Locale fosse l'unico luogo sicuro e stabile dell'universo - e apparentemente i Locali potrebbero essere innumerevoli, anche se nel romanzo ne appare solo uno. Al giorno d'oggi molti di questi temi sono stati sfruttati a fondo dalla letteratura fantastica, ma qui parliamo di mezzo secolo fa - e Leiber non può che apparire come un precursore di molte tendenze della SF contemporanea.
Un romanzo folle e visionario, angosciante e al contempo quasi comico: un vero spettacolo dell'assurdo.

4 commenti:

  1. Ehm ehm....questi ragni e questi serpenti...ti dico la prima cosa che mi è venuta in mente è la simbologia dello ying e dello yang(spero si scriva così :P)...è come un ciclo di distruzione che si ripete all'inifinito...con l'andare avanti nel tempo il locale diverrà un supermercato con infiniti commessi demoni tra cui annovereremo marines spaziali e politici(eh si pur di guadagnarci qualcosa come la vita eterna venderebbero tranquillamente la loro anima :p)

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  2. Mi consenta! :-D In ogni caso è un libro davvero strano... ehi, hai dato un'occhiata a quelli che ti ho spacciato? ^^

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  3. Sembra davvero un libro coi contro-bip/censura-
    Il titolo me lo sono segnato, non appena passo dalla Feltrinelli chiedo se ce l'hanno (sperando di sì, dato che il libro è un pò vecchiotto...)!
    Che tu sappia è di facile reperibilità?

    Sull'ucronia: La svastica sul sole è certamente un libro molto bello, ma -secondo me - a livello "ucronico" nessuno batte 1984 di Orwell...

    Mi sono piaciuti pure "Fatherland" di Harris e "L'inattesa piega degli eventi" di Brizzi.

    Gran bel blog questo!! Mi piace!
    Sempre in alto la bandiera dei nerd!! :D

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  4. Ciao!
    Il libro non è esattamente reperibilissimo, è uscito nella collana Urania Collezione (n. 69, ottobre 2008), quindi solo per le edicole, inoltre c'è lo svantaggio che gli arretrati costano il triplo (15 euro invece di 5 non è proprio il massimo), ma ci sono sempre le bancarelle dell'usato o al massimo le edizioni in lingua originale... purtroppo molti autori di SF classica si trovano solo in queste edizioni tascabili mensili!
    Per quanto riguarda Orwell concordo, ma più che ucronico lo definirei distopico (dopotutto nel '49 parlava del futuro)... prima o poi imbastirò un'analisi comparata di 1984 e Brave New World, ma per ora non sono abbastanza in forze per tale impresa! ^^ Fatherland ce l'ho a casa e devo ancora leggerlo, prima o poi... ho troppi libri in pila! XD
    Sempre e comunque NERD!!! :-D

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