venerdì 5 novembre 2010

The Big Bang Theory 4x07 - The Apology Insufficiency

Oh che bello! Ieri esprimevo preoccupazione per le sorti di TBBT ma alla luce della nuova puntata oso dire: siamo salvi! :)
Tutto qua, come se fosse poco.

Tomashiro

giovedì 4 novembre 2010

Doppia riflessione sulla pigrizia


Dannata pigrizia! Sei la mia rovina. Dovrei aggiornare più spesso questo blog: volevo parlare di Inception ma ormai è tardi, se ne è parlato fin troppo. Volevo recensire (già ad agosto!) Ubik e Un cantico per Leibowitz, ovverosia due capolavori assoluti e due capisaldi della fantascienza... eppure tentenno. Beh, speriamo che almeno la lunga attesa produca infine delle recensioni di qualità (altrimenti faccio che dare un bel 10 a entrambi e via!).
Parliamo invece della pigrizia altrui. Da un annetto scarso sono diventato un devotissimo fan di TBBT: davvero il telefilm del millennio! Tutto ciò che è nerd condensato in una sitcom piacevolissima, estremamente spassosa e per di più assolutamente accessibile anche a chi non pratica i giochi di ruolo, la fantascienza e dintorni (quelle che il sottoscritto chiama, in un impeto d'autoironia, le "pippe"). E per chi i riferimenti li coglie il divertimento raggiunge vette impensabili...
Di conseguenza, da fan sfegatato, seguo tutto quello che capita oltreoceano, ogni venerdì corro a cercare in rete la puntata della sera precedente in streaming. Un appuntamento settimanale che attendo con grande trepidazione. Ma che c'entra la pigrizia con tutto questo?
Ebbene, spero che sia stata una momentanea e assolutamente passeggera pigrizia a far produrre agli autori la puntata 4x06 della scorsa settimana: qualche momento spassoso, è vero, ma nell'insieme... un unico grande boh. Non mi sono dato la pena di indagare su forum e siti vari riguardo l'assenza di Penny in questo episodio; fatto sta che, venendo a mancare lei, viene a mancare un buon 50% del divertimento di una serie che, a tutti gli effetti, deve la sua irresistibile comicità al perenne confronto tra il mondo "normale" della biondina della porta accanto e il mondo "folle" degli scienziati nerd. E dunque che cosa rimane? Un personaggio che spunta dal nulla, la sorella di Raj - d'accordo, il fatto che non sia mai apparsa nella serie né se ne sia mai parlato non significa che non possa esistere. Dopotutto i nostri eroi l'hanno incontrata una volta sola, 5 anni prima. Dunque, al di là di questa fugace apparizione femminile, cosa abbiamo ancora: Sheldon che gioca ad un vecchio gioco "text-based", momento nerd sicuramente appagante; ma per il resto... scherzi bastardi tra amici in gran quantità (che dopo un po' stancano) e un nuovo cervellotico "piano alibi per Leonard" elaborato da Sheldon, francamente non troppo brillante né divertente. Aridatece Penny!
Speriamo sia solo un'eccezione dovuta alla momentanea svogliatezza degli autori. Vedremo domani, confidando nella rapidità dei "maghi dello streaming", se questo mezzo passo falso sia stato l'unico di una serie finora eccellente sotto ogni aspetto. TBBT, live long and prosper!

Tomashiro

giovedì 16 settembre 2010

L'ucronia dei campioni


Enrico Brizzi, L'inattesa piega degli eventi (2008)

Avendo inaugurato questo blog di recensioni con The Man in the High Castle di Dick, ritorno con piacere a parlare di un romanzo di storia alternativa. L'inattesa piega degli eventi è il primo romanzo di Enrico Brizzi (famoso per aver esordito giovanissimo col celebre Jack Frusciante è uscito dal gruppo) ad essere ambientato in un mondo alternativo, dove la Storia ha preso un sentiero diverso... Dico il primo perché nel 2009 è uscito il prequel del romanzo, La Nostra Guerra - e non è da escludere che l'autore prosegua su questa strada, visto l'evidente successo dei romanzi. Brizzi autore di fantascienza? Non esattamente: la sua saga ucronica sviluppa temi politici e sociali, spesso alludendo alla scena politica italiana odierna, senza però introdurre alcun elemento fantastico, soprannaturale o tecnologico che sia (vedi i razzi nazisti in partenza per Marte nel romanzo di Dick). Un'ucronia pura, insomma, con un ricco apparato fantapolitico alle spalle.
La premessa è che Mussolini abbia rotto l'alleanza con Hitler prima dello scoppio della guerra, rifugiandosi nella neutralità e successivamente, dopo l'invasione tedesca dell'Italia, si sia schierato con gli Alleati, vincendo la guerra e guadagnando grande prestigio a livello internazionale. L'Italia fascista è così rimasta in piedi, mantendendo anche le sue colonie nel Mediterraneo e in Africa, successivamente trasformate in Repubbliche associate. Ha anche strappato molti territori alla Francia, dove il regime collaborazionista ha subito le conseguenze dell'alleanza con i nazisti, perdendo le colonie e non solo. Dunque nel 1960 le camicie nere sono ancora al potere nella Repubblica d'Italia, nata dopo l'espulsione dei Savoia dal paese, seguiti poco dopo dal papato. Un'Italia dove il duce regge saldamente le redini del potere, anche se la sua ora è vicina e la lotta per la supremazia sembra inevitabile. In effetti il romanzo inizia con un flashforward sui funerali di Mussolini, mostrati in diretta dalla televisione di regime e trasformati in un colossale evento mediatico (qui l'allusione all'Italia di oggi è palese direi).
L'inquietante quadro fantapolitico mostra un'Italia che non è poi così diversa da quella che conosciamo, il fascismo sembra diventato bonario, alla mano... ma nel corso del romanzo emergeranno molti dettagli che mostrano la vera natura del regime, ovviamente. Violenza, razzismo, corruzione - in barba alla propaganda ufficiale, nulla è cambiato rispetto al passato.
Il protagonista è Lorenzo Pellegrini, trentenne cronista sportivo di Stadio che, a causa di una burrascosa relazione con la figlia del proprietario del giornale, è mandato da quest'ultimo in esilio in Africa Orientale per un mese, ufficialmente per raccontare ai lettori della Serie Africa, il campionato in cui giocano le squadre di Eritrea, Etiopia e Somalia. Qui Pellegrini avrà modo di osservare la società coloniale, dove i neri sono sempre e comunque discriminati e anche le squadre di calcio composte da soli bianchi sono decisamente privilegiate rispetto a quelle miste. Se in Italia, dopo quasi quarant'anni di dittatura, la gente sembra ormai abituata al fascismo, nelle colonie africane il vero volto del regime appare chiaro a Pellegrini.
Il romanzo narra le avventure del cronista tra Eritrea ed Etiopia: Pellegrini segue le partite di molte squadre locali, incontra oppositori del regime, entra nell'ambiente "afro" rastafariano tutto marijuana e amore libero, conquista molte donne com'è lecito aspettarsi da uno sciupafemmine incallito, assiste ad attentati, scontri armati... e il suo destino si lega a quello di Ermes Cumani, calciatore ribelle ed anarchico che lo caccerà spesso nei guai, e della squadra San Giorgio Addis Abeba, che seguirà con grande passione. Il San Giorgio infatti è la squadra-simbolo dell'antifascismo, dell'opposizione al razzismo e dell'indipendenza africana, in opposizione all'Audax, la squadra amata dai fascisti duri e puri. E la violenza non manca di infiammare gli stadi (un riferimento a certi fatti di cronaca non proprio sportiva?), con le camicie nere che attaccano spesso e volentieri i tifosi avversari.
Inizalmente infastidito dalla trasferta africana, Lorenzo imparerà a capire l'Africa e si schiererà presto con il San Giorgio, prendendone le parti nei suoi articoli... il che gli procurerà qualche guaio in più. Intanto la squadra che emergerà vincitrice dal campionato andrà a Roma per il Sette Repubbliche, il torneo in cui le colonie affronteranno le squadre più forti della madrepatria. Ma nel frattempo la morte del duce creerà una situazione piuttosto pericolosa a Roma...
Forse l'elemento calcistico è un po' troppo calcato nel romanzo - tra una partita e l'altra il lettore non appassionato di calcio potrebbe annoiarsi, ma lo sfondo socio-politico è sempre e comunque in evidenza e il gran numero di personaggi pittoreschi rende la lettura un vero piacere. Come in ogni buon romanzo che gioca con la storia alternativa, non manca mai il divertimento di scoprire come sono andate le cose nel mondo ideato da Brizzi.
Un bel romanzo dunque, ricco e scoppiettante, spesso provocatorio ed insolente, altrettanto spesso coinvolgente e, verrebbe da dire, epico. Certo, molto dipende dall'interesse del lettore per il calcio o dalla mancanza di esso, così come a molti potrebbe non piacere il protagonista e narratore, un borioso e abbastanza codardo donnaiolo che certo diventa più simpatico col progredire della storia, ma rimane un personaggio non esattamente ideale. D'altronde, questo non lo rende forse una figura più reale e vicina al lettore?
Voto alto, presto su questo blog il sequel, o meglio il prequel.

Voto: 8

giovedì 9 settembre 2010

Supereroi alla Martin


AA.VV., Wild Cards - L'origine (Wild Cards vol. I - Wild Cards, 1986)

Quando un autore è particolarmente popolare è scontato che gli editori cerchino di sfruttarne il nome per promuovere il prodotto-libro... come in questo caso. Wild Cards non è un romanzo di George R. R. Martin, il famosissimo autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, bensì un'opera collettiva, un'antologia - di cui Martin è semmai il curatore, anche se firma uno dei racconti più importanti ed è anche autore del prologo, dell'epilogo e di tutti gli intermezzi. Dunque si tratta di una raccolta scritta a più mani, in un certo senso di un romanzo collettivo - visto che le varie storie sono collegate tra loro e seguono un ordine cronologico - creato da una folta schiera di scrittori e scrittrici. Ma andiamo con ordine...
Come narra lo stesso Martin nella postfazione, il progetto Wild Cards è nato nei primi anni Ottanta sotto forma di una campagna di gioco di ruolo. Il gioco in questione era Superworld e i partecipanti erano tutti scrittori, con il buon George nel ruolo di master. La storia dietro a questo universo letterario si può trovare anche su www.wildcardsonline.com, il sito ufficiale della serie. Perché di serie si tratta: quello uscito per la Rizzoli quest'estate non è che il primo volume di un ciclo sterminato, arrivato ormai ad una ventina di libri, sempre redatti e curati da Martin. Ma di cosa tratta questa saga infinita? Ebbene, l'argomento sono i supereroi - sì, proprio i tradizionali eroi dei fumetti americani, di cui qui viene mostrato il lato umano, proprio come nei fumetti dell'epoca (dopotutto la seconda metà degli anni '80 è segnata da Watchmen).
L'antefatto, che costituisce l'origine comune di tutti i superesseri della serie, è la detonazione sopra New York di una bomba contenente un virus alieno, chiamato Wild Cards appunto, che scatena imprevedibili mutazioni negli abitanti di Manhattan. Il fattaccio avviene il 15 settembre 1946, data poi ricordata come il Wild Cards Day. Il nome dato dal virus deriva dalla sua casualità: esso si lega al codice genetico della vittima e funziona in maniera differente per ciascun individuo, cosicché contrarre il virus non è diverso dal pescare a caso una carta... e infatti il 90% degli infettati muore, spesso in maniera orribile (la Regina Nera), il 9% subisce mutazioni orribili che causano deformità (il Joker) e solo l'1% ottiene l'Asso, ovvero i superpoteri.
E così abbiamo i Jokers, reietti deformi, e gli Aces, scintillanti supereroi (ma sarà poi vero?) che vengono immediatamente messi al servizio del governo americano per stanare i nazisti in fuga e per combattere i sovietici... ma non sarà facile come sembra. Intanto New York si ritrova con migliaia di morti, centinaia di Jokers mostruosi e pochi superuomini, il che cambia (ma neanche troppo, a ben vedere) tutta la storia americana nel dopoguerra. E il virus, portato dal vento, infetta altre persone in altre parti del mondo...
Il libro è composto da tredici racconti (di Howard Waldrop, Roger Zelazny, Walter Jon Williams, Melinda M. Snodgrass, Michael Cassut, David S. Levine, George R. R. Martin, Lewis Shiner, Victor Milán, Edward Bryant & Jeanne C. Harper, Stephen Leigh, Carrie Vaughn e John J. Miller) più gli intermezzi (articoli di giornale, frammenti di libri, testimonianze ecc.). Si va dal 1946 al 1987, quattro decenni di una storia americana in cui tutto è diverso ma allo stesso tempo uguale: il maccartismo, l'omicidio di Kennedy, la contestazione studentesca, le tensioni razziali... Il mosaico che ne emerge è veramente ricchissimo e i personaggi che incontriamo sono tutti ben delineati e interessanti - oserei dire che il livello qualitativo rimane altissimo in tutti gli episodi.
Si comincia con l'ultima avventura di Jetboy, il giovane eroe della seconda guerra mondiale, un abilissimo pilota entrato nella leggenda che tenta di salvare la Grande Mela dal dottor Tod, scienziato nazista impossessatosi del virus alieno... ma, chiaramente, Jetboy fallisce e le mutazioni hanno inizio. Vediamo poi la prima squadra di Aces al servizio del governo americano, la EFD (Exotics for Democracy) presto distrutta dalla paranoia anticomunista del maccartismo. Assistiamo alle vicende del dottor Tachyon, uno scienziato alieno dotato di poteri mentali - è sul suo pianeta, Takis, che è stato creato il virus, lanciato sulla terra come parte di un esperimento. Avendo fallito nel tentativo di fermare la diffusione del virus, Tachyon decide di rimanere sulla terra per aiutare le vittime delle mutazioni... ma non sarà così facile. E poi tantissimi altri eroi e antieroi come la Grande e Potente Tartaruga, Fortunato, la Ragazza Fantasma... e il Dormiglione, personaggio geniale creato dal grandissimo Roger Zelazny: un Ace che cambia aspetto e poteri ogni volta che dorme... e quando dorme non si sveglia per mesi. O ancora vediamo i Destiny, l'equivalente dei Doors in questo universo immaginario - dove al posto di Jim Morrison abbiamo un frontman dotato di poteri mentali...
Non sto ad esaminare ogni singolo episodio: l'importante è che il libro è veramente molto, molto bello e me la sento di consigliarlo a chiunque, fan dei fumetti americani o no. Sono storie di supereroi più umani che mai, tutt'altro che perfetti: lo stesso Tachyon, geniale e "superiore" eroe alieno (una parodia di Superman?) scivola nella depressione e nell'alcolismo, frequenta i bordelli... Ecco, se vogliamo trovare un tratto comune che unisce buona parte delle storie incluse nel volume, possiamo dire che è una certa insistenza sull'attività sessuale dei personaggi, in particolare sulla prostituzione - e le scene ambientate nei bordelli non possono non far pensare alla celebre saga fantasy di Martin... Troppo sesso? Forse a tratti, ma non credo che questo possa turbare più di tanto il lettore maggiorenne. E comunque c'è anche molto, molto altro...
Un voto bello alto, ma Wild Cards se lo merita decisamente! Speriamo che le vendite siano state tali da consentire la pubblicazione dell'intero ciclo in italiano... anche se i tempi, si sa, saranno lunghi.

Voto: 9+

PS Bellissima iniziativa quella della collana Rizzoli HD: thriller, horror, fantascienza... Nella serie è presente anche il famoso Anathem di Neal Stephenson (in due volumi), che spero di leggere presto (una volta che avrò finito l'arduo e labirintico Cryptonomicon, forse l'opera più famosa di Neal... e ho ancora da leggere il colossale Ciclo Barocco di questo cervellotico quanto coltissimo autore).

giovedì 29 luglio 2010

I Simpson 06x09 Homer il grande I tagliapietre 'We Do'

E dopo la recensione dell'apologia massonica by Dan Brown non potevo non omaggiare questo Supremo Classico. :)

Massoneria portami via


Dan Brown, Il simbolo perduto (The Lost Symbol, 2009)


Buttiamoci sul commerciale andante, direbbero gli scettici. In effetti i romanzi del buon Daniele Marrone hanno fama di opere veloci, piene d'azione e mistero e insieme di tanto, tanto sapere simil-esoterico ma anche storico e artistico propinato al lettore con un tono divulgativo da Roberto Giacobbo, il tutto condito con qualche controversa tesi religiosa che fa sempre vendere qualche copia in più. Premetto che non ho letto altri libri dell'autore (ho iniziato Il codice Da Vinci ma all'epoca non ero in vena), ma questo suo più recente romanzo mi è piaciuto. Una lettura d'intrattenimento, per carità, ma di buona fattura, che mi ha fatto passare piacevolmente parecchie ore.

Il romanzo ruota intorno alla massoneria, certo niente di nuovo sotto il sole (sì, i film li ho visti, almeno quelli :-P), ma comunque la trama è decisamente intrigante e piena di colpi di scena. Abbiamo dunque il nostro eroe, l'ormai celeberrimo Robert Langdon, che si ritrova a Washington su richiesta del suo vecchio amico e mentore Peter Solomon, docente universitario e maestro venerabile della massoneria. Ben presto Langdon finisce nei guai (anche stavolta non per colpa sua) e inizia così una serie di fughe, inseguimenti e ricerche disperate nel tentativo di svelare il grande mistero massonico. Non poteva mancare un geniale e malefico killer, un diabolico individuo che si fa chiamare Mal'akh. Costui ha rapito Solomon e gli ha tagliato una mano, lasciata poi a Langdon, convocato con l'inganno proprio da Mal'akh, come primo indizio della sua ricerca. Non poteva mancare l'eroina di turno, Katherine Solomon (sorella di Peter), scienziata operante nel campo della noetica, una disciplina nuova e controversa che ricerca i legami tra la scienza come la intendiamo tradizionalmente e le religioni e filosofie dell'antichità... Ovviamente anche Katherine diventerà un bersaglio dell'assassino. Aggiungiamo ancora la CIA, importanti funzionari della capitale americana, fratelli massoni d'alto rango... e il cocktail esplosivo è servito, per la gioia del lettore. Man mano che la storia si dipana (gli eventi sono concentrati in una sola notte a Washington, D.C.) scopriamo sempre più dettagli sulla famiglia Solomon e sui trascorsi di Mal'akh... nonché sulla storia e i misteri dei Padri Fondatori americani, ispirati dagli ideali della massoneria.

Insomma una lettura gustosissima, avvincente e coinvolgente al massimo, come ci si aspetterebbe. Lascia qualcosa al lettore oltre all'effimero piacere dell'intreccio pieno di colpi di scena? Forse no, ma alla fine non credo che tutti i romanzi debbano per forza fornire un contributo alla civiltà umana... ogni tanto una lettura di puro svago (ma con un po' di sapere in mezzo) va bene. Certo però che chi ha letto Il pendolo di Foucault non riuscirà mai più a prendere sul serio un romanzo di intrighi e cospirazioni...

L'unica cosa che stona secondo me è il finale: dopo tanta azione e tante aspettative ci ritroviamo con un finale lento e poco convincente che a mio parere non sa di niente, semmai è l'ennesima apologia della massoneria, che può piacere o dar fastidio a seconda del lettore. Personalmente trovo che in questo libro la celebrazione delle società segrete come portatrici di illuminazione per l'umanità intera sia eccessiva, troppo trionfalistica... specie nel finale, appunto. Insomma, senza spoilerare troppo, mi limito a dire che le ultime 30 pagine circa sono lente e noiose, visto che la tensione ormai si è sciolta e... beh, non rivelo troppo. Comunque una lettura divertente e interessante nel suo insieme, poi visto che è piena estate va sempre bene come romanzo da spiaggia, no? :-D


Ho deciso di iniziare ad assegnare un voto numerico ai romanzi, il che è certo limitante ma penso serva a dare un'idea migliore delle opere analizzate. Inoltre mi rendo conto a posteriori che alcuni romanzi che ho recensito in passato (Lo specchio di Dio, per esempio) non meritavano voti altissimi... il che forse dalla recensione non traspariva, insomma sono troppo buono e quindi mi affido alla freddezza dei numeri! :) Diciamo che se La svastica sul sole è da 9 e mezzo, Lo specchio di Dio è da 6,5... e allora diamo un voto più che discreto a Il simbolo perduto, romanzo non eclatante ma piacevolissimo da leggere, mentre quello di Eschbach magari era più pregno di idee ma piuttosto lento e a tratti noioso. Un sette abbondante ci sta!


Voto: 7+

Si torna in attività!

Per vari motivi, negli ultimi mesi non ho più scritto niente. Come si suol dire, ricominciamo.

martedì 9 febbraio 2010

Nessuna carne verrà risparmiata...


Alan D. Altieri, Magdeburg - L'Eretico, 2005

Tenebre. Tenebre e sangue. Violenza, crudeltà, orrore. Senza speranza.
Se volete farvi un'idea dello stile con cui è scritto il romanzo in questione, eccone un esempio. L'Eretico, primo capitolo della Trilogia di Magdeburg, presenta una narrazione serrata, moderna all'inverosimile, quasi fastidiosamente sintetica e tagliente. Ma andiamo con ordine...
Sergio Altieri, in arte Alan D. Altieri, è da un lato un traduttore (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco) nonché il direttore editoriale di Urania e altri periodici Mondadori, dall'altro uno scrittore di thriller (che mea culpa, non ho mai letto, quindi non posso fare paragoni con altre opere dell'autore). Con questo libro Altieri è passato ad un genere diverso, il romanzo storico, anche se forse i puristi storceranno il naso davanti a certe trovate dello scrittore. L'anno in cui si svolgono le vicende del romanzo è il 1630: la Guerra dei trent'anni infuria in tutto l'Impero Germanico, con cattolici e luterani che si scannano a vicenda a causa delle rispettive convinzioni religiose - almeno formalmente, poi si sa che la vera causa delle guerre è sempre la politica, le ambizioni dei leader, gli interessi economici e così via... Comunque la violenza della guerra si abbatte senza pietà sulla popolazione civile e il furore della guerra di religione non risparmia nessuno. Infatti all'inizio del romanzo troviamo una povera ragazza, Mikla, condannata al rogo per stregoneria da un simpatico inquisitore, padre Bolanos. La condanna è preceduta da torture e violenza sessuale di gruppo... ma poco prima che la sentenza venga eseguita, un misterioso guerriero in nero stermina i soldatacci che hanno fatto scempio di Mikla e porta in salvo la presunta strega, dopo aver ringraziato l'inquisitore spingendogli una torcia accesa in faccia.
Penso che queste premesse rendano l'idea di cosa possono aspettarsi i lettori dal libro di Altieri: violennza, violenza e altra violenza ancora. Crudeltà feroce e disumana, o forse fin troppo umana? A tratti viene veramente da gridare basta, mentre leggiamo di stupri, squartamenti, pedofilia e sadismo efferato, il tutto benedetto dalla Chiesa - dopotutto i brutali mercenari al soldo dei nobili cattolici combattono l'eresia luterana, no? Un romanzo molto sopra le righe quindi, a tratti sembra davvero che tutta questa brutalità sfiori l'assurdo... ma allo stesso tempo la narrazione è molto coinvolgente ed è difficile non provare compassione per i vari personaggi, innocenti smarriti in un mondo di guerra totale, violenza insensata e tirannia temporale e spirituale. Un romanzo fortemente critico verso la religione cristiana, o almeno le forme più grottesche che ha assunto in passato il potere spirituale legandosi a quello temporale... Anche qui il fanatismo religioso dell'inquisitore Bolanos, che incoraggia la più feroce e bestiale violenza in nome dell'ortodossia cattolica, come anche la brutalità dei mercenari dello schieramento protestante, sempre pronti ad accanirsi contro i "giudei", sembrano quasi paradossali, troppo "forti" perché la lettura di certi capitoli non sia un pugno nello stomaco... Davvero brutale come libro - nella mia personale classifica "scabrosa" ha superato Mater Terribilis di Evangelisti (che è tremendo, davvero tremendo, anche se si tratta di un'opera davvero notevole).
Tutta questa violenza ricorda anche George R. R. Martin, del quale Altieri è il traduttore - alcuni elementi, come l'elenco di case nobiliari e forze militari presente a inizio libro, il nome di uno dei protagonisti (Caleb Stark... il cognome vi ricorda qualcosa?) e altri dettagli fanno pensare che Altieri abbia voluto citare il celebre "collega" americano, al punto che nei ringraziamenti posti alla fine del libro usa esplicitamente una massima amata da Martin (che non svelo, sarà una simpatica sorpresa).
Stilisticamente L'Eretico è un romanzo strano: scritto bene ma, come detto sopra, con uno stile talmente conciso e drammaticamente veloce da sembrare quasi troppo fumettistico, poco letterario. Ma l'effetto, almeno per chi scrive, è gradevole: una narrazione spezzata, per nulla poetica, che ben si sposa con il cinismo e la brutale amarezza del mondo descritto da Altieri. Tenebre, tenebre, nient'altro che tenebre.
Ma la trama in sé qual è? Senza svelare troppo, si può dire che è la storia dell'ascesa al potere di un villain davvero indimenticabile, per la sua crudele, spietata, quasi oscena determinazione. Il nobile Reinhardt von Dekken, il cattivo della situazione, è un mostro che non ha nulla da invidiare ai più raccapriccianti personaggi nati dalla penna di Martin: fanaticamente devoto alla causa cattolica (ma di cristiano ha ben poco, ancora meno dell'inquisitore Eymerich di Evangelisti), è un folle sadico e perverso ma al tempo stesso assolutamente lucido. Un tiranno odioso, malvagio e assetato di sangue, di cui apprendiamo le vicende passate man mano che il romanzo procede. Scopriamo che il fratello maggiore di Dekken, Karl, doveva sposare la figlia del principe Sonderheim, di fede protestante. Pur di scongiurare l'unione con gli eretici, il giovanissimo Reinhardt ordì un terribile e sanguinario complotto...
Il nemico di Dekken (anche se, almeno in questo primo romanzo, i due non si incontrano mai) è l'Eretico in nero, colui che salva Mikla. Nel corso del romanzo ne apprendiamo il nome (uno dei tanti?) e arriviamo ad intuirne l'identità, anche se bisognerà aspettare gli altri due romanzi della trilogia per scoprire altri dettagli... L'Eretico è un'autentica macchina da guerra, un ninja addestrato in Giappone - elemento dissonante quest'ultimo, quasi fumettistico - che, come un novello Gatsu, stermina i nemici con fredda precisione, senza indecisioni. Un combattente eccelso ma anche un uomo amareggiato, dal passato oscuro... A cui si aggregheranno presto altri reietti, i veri eroi del romanzo - i deboli, i vinti, coloro che si ritrovano a vivere in un mondo assurdamente crudele e caotico, le vittime di una guerra feroce e senza senso. Molti personaggi popolano il libro: monache, frati, nobili, popolani... e la ricostruzione storica, dettagliata e scrupolosa, arricchisce la narrazione.
Promosso a pieni voti, dunque: Altieri ci regala un gran bel libro, truculento quasi all'inverosimile (roba per stomaci forti), ma comunque bello. E poi, come nel caso di Martin, tutta la crudeltà e ferocia dei cattivi alla lunga ha un effetto catartico: quando inizia a cadere qualche testa, il lettore non può che sentirsi appagato dalla spietata giustizia poetica incarnata dall'Eretico. Da leggere dunque, ma occhio perché la violenza a volte raggiunge effetti quasi logoranti...

sabato 30 gennaio 2010

Molto bello, ma... nomen omen?


Carlos Ruiz Zafón, L'ombra del vento (La sombra del viento, 2001)

"Se ha tutto 'sto successo un motivo ci sarà", mi son detto, iniziando la lettura del celeberrimo romanzo dello spagnolo Zafón. E il motivo c'è: L'ombra del vento è un libro ben scritto, ben strutturato, con una trama coinvolgente e vicende appassionanti. Davvero difficile staccarsi dalla pagina, rimanendo avvinti dalla magistrale scrittura di Zafón. Però, però... c'è un però. Ma andiamo con ordine.
Il romanzo, scritto in prima persona, narra la storia di Daniel Sampere, un giovane di Barcellona nato alla vigilia dello scoppio della guerra civile. All'inizio della storia Daniel non è che un bambino, orfano di madre e accudito da un padre gentile e premuroso. Ed è proprio il genitore, un libraio, a portare Daniel in un luogo chiamato Cimitero dei Libri Dimenticati, un mausoleo della parola scritta custodito dal vecchio Isaac e: qui il ragazzo si sceglie un libro che sarà suo per tutta la vita. Al Cimitero vengono infatti custoditi i libri perduti, di cui non rimane traccia alcuna: opere valide di autori misconosciuti, stampate in poche copie e presto dimenticate. Daniel pesca un libro a caso ed è... L'ombra del vento, tenebroso romanzo dello scrittore Julian Carax. Daniel divora il libro in una notte e l'oscura vicenda narrata da Carax gli rimane nel cuore. Decide così di indagare per scoprire chi era questo misterioso autore, così grande eppure sconosciuto.
Grazie ad una ragazza cieca - molto più grande di lui, ma di cui si innamora (infelicemente) fin da ragazzino - Daniel scopre qualche dettaglio sulla vita e le opere di Carax. Nel frattempo gli fa visita un personaggio inquietante, Lain Coubert (il nome del diavolo nel romanzo di Carax), che pretende che gli si consegni il libro. Daniel rifiuta, ma il misterioso sconosciuto (dal volto sfigurato dalle fiamme) continuerà a perseguitarlo negli anni a venire, anni in cui Daniel crescerà, conoscerà le durezze del mondo ma anche l'amore, anni in cui scoprirà tantissimi segreti di Carax e di Barcellona, in un quadro che si farà sempre più definito fino a mostrare connessioni del tutto inaspettate.
Un romanzo che si può definire storico-investigativo, se vogliamo un thriller - ma quest'ultima definizione non è poi così calzante secondo chi scrive... Un romanzo metaletterario anche, che gioca col titolo stesso e con la figura dello scrittore. Ma quello che colpisce di più è lo scenario desolato della Spagna franchista uscita da poco dalla guerra, ancora segnata dalle ferite del conflitto, dove poliziotti-aguzzini, spietati e senza scrupoli, perseguitano i vecchi oppositori del regime. Eppure il romanzo è vivace, spesso divertente, segno che nonostante tutto la vita andava avanti... e sicuramente il personaggio più vivace e divertente è Fermin Romero de Torres, di certo la miglior creazione di Zafón. Vagabondo, anarchico, ex spia, intellettuale, filosofo, Fermin entrerà sicuramente nel cuore di ogni lettore: le sue sentenze, le perle di saggezza e le battute spesso velenose sono puro genio, spassose e brillanti. Fermin, amico di Daniel, gli sarà spesso d'aiuto durante le sue ricerche, durante le quali si imbatteranno in tanti vecchi amici e nemici di Carax... morto durante la guerra civile, ma sarà poi vero? Il mistero si infittisce e le trame si moltiplicano, tante storie fanno capolino nell'intreccio principale, storie a volte allegre, a volte tragiche, ma tutte contribuiscono alla trama portante. Personaggi interessanti e spesso indimenticabili segnano la vicenda di Daniel e di Julian, le vite dei quali finiscono per somigliarsi in maniera sorprendente, quasi inquietante. E non manca il cattivone di turno, il perfido (nonché squilibrato) ispettore Fumero, aguzzino franchista.
Dunque, qual è il "però"? Beh... il libro è davvero bello, coinvolgente e brillante, ma alla fine mi è sembrato che tutto svanisse in una bolla di sapone. Dopo tante rivelazioni il finale è stato abbastanza convenzionale, a tratti prevedibile, certo non brillante come mi aspettavo. E tutti i misteri alla fine si sono risolti in maniera troppo semplice, forse... anche se l'identità di Lain Coubert è rimasta dubbia fino alla fine. Tutto fumo e ben poco arrosto, tanto rumore per nulla? Comunque la drammaticità di fondo è notevole e permane fino all'ultima pagina, anche se appunto il finale troppo semplice e idiliaco non mi ha convinto del tutto. Quindi un libro che si divora ma che alla fine non mi ha lasciato poi molto, l'ho trovato un po' poco "sostanzioso". Ma son gusti personali: L'ombra del vento merita di essere letto, è scritto benissimo e decisamente appassionante. Poi sta al lettore decidere se il libro gli ha lasciato qualcosa (al di là delle geniali e indimenticabili battute di Fermin) o se, nomen omen, alla fine l'insieme si è rivelato impalpabile e inconsistente come l'ombra del vento che dà il titolo al romanzo.

domenica 10 gennaio 2010

Una piacevole sorpresa!


Anthony Boucher, Storie del tempo e dello spazio (Far and Away, 1955), Urania Collezione 83 (dicembre 2009)


Bello! Davvero bello questo libro, il numero di dicembre di Urania Collezione. Non conoscevo l'autore, ma i suoi racconti contenuti nel libro in questione mi hanno conquistato fin da subito, col risultato che infischiandomene di doveri e impegni vari ho divorato il volumetto in quattro e quattr'otto... e che soddisfazione!
Il californiano Anthony Boucher, al secolo William Anthony Parker White (1911-1968), fu nientemeno che il fondatore dello storico Magazine of Fantasy & Science Fiction (pubblicato ininterrottamente dal 1949) nonché uno dei massimi esperti americani in fatto di narrativa poliziesca, di cui fu sia critico che autore. Storie del tempo e dello spazio è una raccolta di vari racconti, di lunghezza variabile, appartenenti al genere fantastico - fantascienza, horror o surreale, c'è un po' di tutto, anche se molti testi hanno una struttura narrativa tipicamente investigativa, un omaggio dell'autore al suo genere preferito. Per quanto riguarda l'aspetto fantastico/fantascientifico, in particolare Boucher sembra amare il tema del viaggio nel tempo, di cui parla in diversi racconti dell'antologia, sempre con modalità (e conseguenze) diverse. Ma si parla anche di incontri con gli alieni, di mostruosi assassini, di delitti apparentemente inspiegabili...
Stilisticamente i vari racconti sono molto diretti e ad alta leggibilità: puro intrattenimento, una lettura scorrevole e divertente. Uno stile asciutto e immediato, come anche la narrazione stessa, ma allo stesso tempo praticamente ogni racconto è pieno di idee originali e brillanti, ogni finale è a sorpresa: intrattenimento intelligente, se vogliamo. Certo, Boucher scriveva negli anni '50 e letti oggi alcuni racconti potrebbero sembrare ingenui... ma neanche troppo: un esempio per tutti, "Sriberdegibit" potrebbe essere stato scritto ieri, tanto è fresca e moderna la narrazione. Davvero divertente questo volume, una piacevolissima sorpresa che mi ha fatto passare un paio di pomeriggi decisamente divertenti: consigliatissimo per chi vuole svagarsi con una lettura piacevole e divertente, disimpegnata ma non per questo ottusa o scontata. Boucher era un tipo sveglio!
Qui sotto descrivo in breve le varie short stories della raccolta:
"L'anomalia dell'uomo vuoto": Un uomo scompare misteriosamente lasciando dietro di sé i vestiti e le scarpe, come se si fosse volatilizzato lasciando gli abiti vuoti. Un trucco, una fuga mascherata da fenomeno paranormale, un omicidio dai connotati esoterici? L'investigatore Lamb vuole scoprire la verità, ma la risposta forse non è ovvia né univoca come potrebbe sembrare.
"Il primo": Un racconto brevissimo e divertente, la storia di un uomo delle caverne che fa una scoperta epocale... un po' come gli uomini scimmia di Clarke, ma Boucher era anche un umorista e il raccontino in questione strapperà certamente un sorriso al lettore.
"Balaam": Su Marte un prete e un rabbino discutono di che cos'è un uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, proprio mentre i terrestri incontrano gli extraterrestri... ed entrambe le razze vedono gli "alieni" come esseri mostruosi e nemici da distruggere. Non è l'unico racconto in cui Boucher, cattolico, inserisce un protagonista prete o parla di tematiche religiose.
"Mordono": Horror puro, molto moderno, specie nel finale. Ha qualcosa che mi ha ricordato Stephen King... ante litteram, ovviamente. Come fa notare Giuseppe Lippi nella postfazione del libro, il racconto sembra anticipare film come Non aprite quella porta... piuttosto terrorizzante.
"Snulbug": Il primo racconto dell'antologia a trattare il tema del viaggio temporale, qui reso possibile dall'evocazione di un demone... abbastanza inaffidabile, come anche i suoi servigi: conoscere il futuro, scoprirà il protagonista, biochimico e stregone in erba, non significa poterlo cambiare... Uno dei racconti più apertamente umoristici del libro.
"Altroquando": Uno scienziato frustrato e pieno di ambizione crea una macchina del tempo che purtroppo permette di fare viaggi temporali di un'ora o poco più (in avanti o all'indietro), quindi si convince che nessuno voglia comprarla... così, per arricchirsi grazie ad un'eredità, diventa un assassino: quale alibi migliore del trovarsi altrove, o meglio in un altro tempo?
"Il segreto della casa": Fantascienza culinaria? Potremmo chiamarla così.
"Sriberdegibit": Un avvocato di successo subisce accidentalmente una maledizione... con conseguenza tanto tragiche quanto divertenti: il nostro eroe, per sopravvivere, dovrà dimostrare di saperne una più del diavolo... letteralmente. Per me il racconto più bello del volume.
"La sposa delle stelle": Altro racconto brevissimo, poco più di un divertissement... ma comunque
carino.
"Copia per recensione": Si parla di nuovo di magia nera. Può un libro diventare lo strumento di una sanguinosa vendetta? Forse sì...
"L'altro regime": Un altro racconto a base di viaggi nel tempo, piuttosto amaro in realtà. Non a caso è ambientato in un allora futuristico 1984: Boucher non risparmia una battuta su Orwell nelle prime righe. Si può cambiare il risultato delle elezioni per impedire che l'America cada sotto la tirannia, un governo dittatoriale eletto democraticamente? Sì, ma come sempre in Boucher le conseguenze non sono prevedibili come potrebbe sembrare. "L'altro regime" potrebbe essere una doccia fredda dopo i toni allegri e non troppo seri della maggior parte dei racconti precedenti, ma rimane una bella storia. Anzi, aggiunge varietà all'insieme: una raccolta di storie e storielle davvero pregevole.