sabato 30 gennaio 2010

Molto bello, ma... nomen omen?


Carlos Ruiz Zafón, L'ombra del vento (La sombra del viento, 2001)

"Se ha tutto 'sto successo un motivo ci sarà", mi son detto, iniziando la lettura del celeberrimo romanzo dello spagnolo Zafón. E il motivo c'è: L'ombra del vento è un libro ben scritto, ben strutturato, con una trama coinvolgente e vicende appassionanti. Davvero difficile staccarsi dalla pagina, rimanendo avvinti dalla magistrale scrittura di Zafón. Però, però... c'è un però. Ma andiamo con ordine.
Il romanzo, scritto in prima persona, narra la storia di Daniel Sampere, un giovane di Barcellona nato alla vigilia dello scoppio della guerra civile. All'inizio della storia Daniel non è che un bambino, orfano di madre e accudito da un padre gentile e premuroso. Ed è proprio il genitore, un libraio, a portare Daniel in un luogo chiamato Cimitero dei Libri Dimenticati, un mausoleo della parola scritta custodito dal vecchio Isaac e: qui il ragazzo si sceglie un libro che sarà suo per tutta la vita. Al Cimitero vengono infatti custoditi i libri perduti, di cui non rimane traccia alcuna: opere valide di autori misconosciuti, stampate in poche copie e presto dimenticate. Daniel pesca un libro a caso ed è... L'ombra del vento, tenebroso romanzo dello scrittore Julian Carax. Daniel divora il libro in una notte e l'oscura vicenda narrata da Carax gli rimane nel cuore. Decide così di indagare per scoprire chi era questo misterioso autore, così grande eppure sconosciuto.
Grazie ad una ragazza cieca - molto più grande di lui, ma di cui si innamora (infelicemente) fin da ragazzino - Daniel scopre qualche dettaglio sulla vita e le opere di Carax. Nel frattempo gli fa visita un personaggio inquietante, Lain Coubert (il nome del diavolo nel romanzo di Carax), che pretende che gli si consegni il libro. Daniel rifiuta, ma il misterioso sconosciuto (dal volto sfigurato dalle fiamme) continuerà a perseguitarlo negli anni a venire, anni in cui Daniel crescerà, conoscerà le durezze del mondo ma anche l'amore, anni in cui scoprirà tantissimi segreti di Carax e di Barcellona, in un quadro che si farà sempre più definito fino a mostrare connessioni del tutto inaspettate.
Un romanzo che si può definire storico-investigativo, se vogliamo un thriller - ma quest'ultima definizione non è poi così calzante secondo chi scrive... Un romanzo metaletterario anche, che gioca col titolo stesso e con la figura dello scrittore. Ma quello che colpisce di più è lo scenario desolato della Spagna franchista uscita da poco dalla guerra, ancora segnata dalle ferite del conflitto, dove poliziotti-aguzzini, spietati e senza scrupoli, perseguitano i vecchi oppositori del regime. Eppure il romanzo è vivace, spesso divertente, segno che nonostante tutto la vita andava avanti... e sicuramente il personaggio più vivace e divertente è Fermin Romero de Torres, di certo la miglior creazione di Zafón. Vagabondo, anarchico, ex spia, intellettuale, filosofo, Fermin entrerà sicuramente nel cuore di ogni lettore: le sue sentenze, le perle di saggezza e le battute spesso velenose sono puro genio, spassose e brillanti. Fermin, amico di Daniel, gli sarà spesso d'aiuto durante le sue ricerche, durante le quali si imbatteranno in tanti vecchi amici e nemici di Carax... morto durante la guerra civile, ma sarà poi vero? Il mistero si infittisce e le trame si moltiplicano, tante storie fanno capolino nell'intreccio principale, storie a volte allegre, a volte tragiche, ma tutte contribuiscono alla trama portante. Personaggi interessanti e spesso indimenticabili segnano la vicenda di Daniel e di Julian, le vite dei quali finiscono per somigliarsi in maniera sorprendente, quasi inquietante. E non manca il cattivone di turno, il perfido (nonché squilibrato) ispettore Fumero, aguzzino franchista.
Dunque, qual è il "però"? Beh... il libro è davvero bello, coinvolgente e brillante, ma alla fine mi è sembrato che tutto svanisse in una bolla di sapone. Dopo tante rivelazioni il finale è stato abbastanza convenzionale, a tratti prevedibile, certo non brillante come mi aspettavo. E tutti i misteri alla fine si sono risolti in maniera troppo semplice, forse... anche se l'identità di Lain Coubert è rimasta dubbia fino alla fine. Tutto fumo e ben poco arrosto, tanto rumore per nulla? Comunque la drammaticità di fondo è notevole e permane fino all'ultima pagina, anche se appunto il finale troppo semplice e idiliaco non mi ha convinto del tutto. Quindi un libro che si divora ma che alla fine non mi ha lasciato poi molto, l'ho trovato un po' poco "sostanzioso". Ma son gusti personali: L'ombra del vento merita di essere letto, è scritto benissimo e decisamente appassionante. Poi sta al lettore decidere se il libro gli ha lasciato qualcosa (al di là delle geniali e indimenticabili battute di Fermin) o se, nomen omen, alla fine l'insieme si è rivelato impalpabile e inconsistente come l'ombra del vento che dà il titolo al romanzo.

domenica 10 gennaio 2010

Una piacevole sorpresa!


Anthony Boucher, Storie del tempo e dello spazio (Far and Away, 1955), Urania Collezione 83 (dicembre 2009)


Bello! Davvero bello questo libro, il numero di dicembre di Urania Collezione. Non conoscevo l'autore, ma i suoi racconti contenuti nel libro in questione mi hanno conquistato fin da subito, col risultato che infischiandomene di doveri e impegni vari ho divorato il volumetto in quattro e quattr'otto... e che soddisfazione!
Il californiano Anthony Boucher, al secolo William Anthony Parker White (1911-1968), fu nientemeno che il fondatore dello storico Magazine of Fantasy & Science Fiction (pubblicato ininterrottamente dal 1949) nonché uno dei massimi esperti americani in fatto di narrativa poliziesca, di cui fu sia critico che autore. Storie del tempo e dello spazio è una raccolta di vari racconti, di lunghezza variabile, appartenenti al genere fantastico - fantascienza, horror o surreale, c'è un po' di tutto, anche se molti testi hanno una struttura narrativa tipicamente investigativa, un omaggio dell'autore al suo genere preferito. Per quanto riguarda l'aspetto fantastico/fantascientifico, in particolare Boucher sembra amare il tema del viaggio nel tempo, di cui parla in diversi racconti dell'antologia, sempre con modalità (e conseguenze) diverse. Ma si parla anche di incontri con gli alieni, di mostruosi assassini, di delitti apparentemente inspiegabili...
Stilisticamente i vari racconti sono molto diretti e ad alta leggibilità: puro intrattenimento, una lettura scorrevole e divertente. Uno stile asciutto e immediato, come anche la narrazione stessa, ma allo stesso tempo praticamente ogni racconto è pieno di idee originali e brillanti, ogni finale è a sorpresa: intrattenimento intelligente, se vogliamo. Certo, Boucher scriveva negli anni '50 e letti oggi alcuni racconti potrebbero sembrare ingenui... ma neanche troppo: un esempio per tutti, "Sriberdegibit" potrebbe essere stato scritto ieri, tanto è fresca e moderna la narrazione. Davvero divertente questo volume, una piacevolissima sorpresa che mi ha fatto passare un paio di pomeriggi decisamente divertenti: consigliatissimo per chi vuole svagarsi con una lettura piacevole e divertente, disimpegnata ma non per questo ottusa o scontata. Boucher era un tipo sveglio!
Qui sotto descrivo in breve le varie short stories della raccolta:
"L'anomalia dell'uomo vuoto": Un uomo scompare misteriosamente lasciando dietro di sé i vestiti e le scarpe, come se si fosse volatilizzato lasciando gli abiti vuoti. Un trucco, una fuga mascherata da fenomeno paranormale, un omicidio dai connotati esoterici? L'investigatore Lamb vuole scoprire la verità, ma la risposta forse non è ovvia né univoca come potrebbe sembrare.
"Il primo": Un racconto brevissimo e divertente, la storia di un uomo delle caverne che fa una scoperta epocale... un po' come gli uomini scimmia di Clarke, ma Boucher era anche un umorista e il raccontino in questione strapperà certamente un sorriso al lettore.
"Balaam": Su Marte un prete e un rabbino discutono di che cos'è un uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, proprio mentre i terrestri incontrano gli extraterrestri... ed entrambe le razze vedono gli "alieni" come esseri mostruosi e nemici da distruggere. Non è l'unico racconto in cui Boucher, cattolico, inserisce un protagonista prete o parla di tematiche religiose.
"Mordono": Horror puro, molto moderno, specie nel finale. Ha qualcosa che mi ha ricordato Stephen King... ante litteram, ovviamente. Come fa notare Giuseppe Lippi nella postfazione del libro, il racconto sembra anticipare film come Non aprite quella porta... piuttosto terrorizzante.
"Snulbug": Il primo racconto dell'antologia a trattare il tema del viaggio temporale, qui reso possibile dall'evocazione di un demone... abbastanza inaffidabile, come anche i suoi servigi: conoscere il futuro, scoprirà il protagonista, biochimico e stregone in erba, non significa poterlo cambiare... Uno dei racconti più apertamente umoristici del libro.
"Altroquando": Uno scienziato frustrato e pieno di ambizione crea una macchina del tempo che purtroppo permette di fare viaggi temporali di un'ora o poco più (in avanti o all'indietro), quindi si convince che nessuno voglia comprarla... così, per arricchirsi grazie ad un'eredità, diventa un assassino: quale alibi migliore del trovarsi altrove, o meglio in un altro tempo?
"Il segreto della casa": Fantascienza culinaria? Potremmo chiamarla così.
"Sriberdegibit": Un avvocato di successo subisce accidentalmente una maledizione... con conseguenza tanto tragiche quanto divertenti: il nostro eroe, per sopravvivere, dovrà dimostrare di saperne una più del diavolo... letteralmente. Per me il racconto più bello del volume.
"La sposa delle stelle": Altro racconto brevissimo, poco più di un divertissement... ma comunque
carino.
"Copia per recensione": Si parla di nuovo di magia nera. Può un libro diventare lo strumento di una sanguinosa vendetta? Forse sì...
"L'altro regime": Un altro racconto a base di viaggi nel tempo, piuttosto amaro in realtà. Non a caso è ambientato in un allora futuristico 1984: Boucher non risparmia una battuta su Orwell nelle prime righe. Si può cambiare il risultato delle elezioni per impedire che l'America cada sotto la tirannia, un governo dittatoriale eletto democraticamente? Sì, ma come sempre in Boucher le conseguenze non sono prevedibili come potrebbe sembrare. "L'altro regime" potrebbe essere una doccia fredda dopo i toni allegri e non troppo seri della maggior parte dei racconti precedenti, ma rimane una bella storia. Anzi, aggiunge varietà all'insieme: una raccolta di storie e storielle davvero pregevole.